Andy Murray intende tenere i suoi figli lontani dai social media «dannosi»
Andy Murray dice che non permetterà ai suoi figli di usare i social media finché non saranno più grandi per proteggerli dal loro impatto "dannoso".
Andy Murray dice che non permetterà ai suoi figli di usare i social media finché non saranno più grandi per proteggerli dal loro impatto "dannoso".
Andy Murray dice che non permetterà ai suoi figli di usare i social media finché non saranno più grandi per proteggerli dal loro impatto "dannoso".
Murray è l'ultimo giocatore di alto profilo nello sport a parlare apertamente dell'argomento, dopo la rivelazione di Katie Boulter che riceve insulti volgari sui social media, inclusi minacce di morte.
L'ex numero uno al mondo Murray non vuole che nessuno dei suoi quattro figli, di età compresa tra i nove e i quattro anni, ne sia esposto il più a lungo possibile.
Il 38enne ha detto alla BBC: "Penso che sia positivo ogni volta che qualcuno può parlarne. È fantastico che (Katie) ne abbia parlato."
"Gli atleti di tutti gli sport ne parlano da molto tempo, ma in realtà non è cambiato nulla. Speriamo che presto si possa fare qualcosa."
Interrogato su cosa si possa fare per impedire agli atleti di ricevere insulti, ha detto: "Ad essere onesto, non lo so."
"Everyone – betting operators, social media platforms, governing bodies, players and law enforcers – has a responsibility to make the online space a safer and more positive one."
Findings from the first season-wide report reveal the scale of abuse players face on social media.
— wta (@WTA) June 17, 2025
"Io e mia moglie stiamo cercando di tenere i nostri figli lontani dai social media fino a quando non saranno molto più grandi, perché penso che possano essere piuttosto dannosi."
«Non so di chi sia la responsabilità, non so se il governo debba fare di più per affrontare il problema, o se (il proprietario di X) Elon Musk e persone come lui possano fare di più per impedire che questi messaggi arrivino agli individui.»
"Non intendo solo gli atleti, ma poi si entra nell'intero dibattito sulla libertà di espressione ed è una questione difficile."